Il sindaco Ottaviani dice no ad altri mega impianti di rifiuti sull’area industriale.

4 Maggio 2020 0 Di

(PressMoliLaz) Frosinone, 04 mag. Il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, ha risposto all’appello diramato in giornata da parte del sindaco di Patrica, relativamente alla procedura aperta dalla Regione Lazio, per la localizzazione di un nuovo impianto di trattamento dei rifiuti, pari a circa 350.000 tonnellate di lavorazione all’anno, nel Comune ai confini con il Capoluogo.

“L’area industriale del circondario di Frosinone, su cui insistono, oltre al Capoluogo, anche Ceccano, Patrica, Supino, Ferentino e Morolo – ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – costituisce un aggregato unico, senza soluzione di continuità territoriale, che delimita i confini della nostra zona industriale. Francamente, è incomprensibile come certi politici continuino a stracciarsi le vesti o lavarsi le mani, come faceva Pilato il venerdì santo, parlando di ambiente come massimo sistema, e poi dimentichino tutti i buoni propositi, sacrificandoli sull’altare del profitto, propugnandoci il solito ritornello secondo il quale i rifiuti sarebbero un grande affare per la nostra economia territoriale. Come al solito, anche in questa vicenda, dovrebbe essere utilizzato il principio del buon senso, poiché se da un lato è corretto costruire e gestire impianti per il fabbisogno interno di ogni provincia o di ogni Ambito, non ha, però, alcun senso continuare a spalancare le porte della nostra area industriale a tutte quelle iniziative, provenienti da fuori provincia, che violentano il nostro territorio e che ipotecano il futuro del diritto all’ambiente ed alla salute. Del resto, a poca distanza dal nuovo impianto che sembrerebbe poter trattare 350.000 tonnellate di rifiuti all’anno, sul territorio di Frosinone, sorge quel mausoleo di 650.000 tonnellate di rifiuti solidi della discarica di via Le Lame, un monumento che ricorda plasticamente a tutti la follia gestionale e programmatoria di una classe politica, che accettò di ospitare quella montagna artificiale di colore scuro, in cambio di pochi spiccioli di indennizzi, per un ristoro del danno ambientale inferto a tutta la collettività. Siamo curiosi di sentire come si pronunceranno, nei prossimi giorni, tutti coloro che, spesso, parlano di interessi intercomunali e di programmazione unitaria sull’Area vasta, a meno che il suffisso non inganni il reale intento della de-vastazione”.