L’Italia riparta dal lavoro e dal Centro-Sud. Appello dell’Anpi

23 Maggio 2021 0 Di

(PressMoliLaz) 23 mag 21 Le stime SVIMEZ certificate dall’ISTAT al 31 dicembre 2019 indicavano un flusso superiore a 2 milioni di cittadini costretti a lasciare il Mezzogiorno tra il 2002 ed il 2018 con un dato di poco inferiore a 400 mila unità riferito all’ultimo triennio. La pandemia ha sconvolto l’economia globale ed accentuato i divari sociali e le disuguaglianze tra aree ricche e territori in difficoltà.

Chiusa la Cassa del Mezzogiorno e sostituita la Questione Meridionale con la più attrattiva Questione Settentrionale si è rincorso il federalismo con l’inopinato mutamento del Titolo V della Costituzione archiviando anche sul piano teorico ogni ipotesi di riequilibrio nazionale. Frammentata la sanità con la sostanziale negazione dei livelli essenziali di assistenza ci si è dotati di norme di riparto del bilancio pubblico incardinate sulla spesa storica che hanno  negato ai bimbi, agli anziani e ai disabili del Sud di accedere ad asili nido, servizi assistenziali e percorsi di inclusione.

Col blocco delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione, lo svuotamento delle Province ed i tagli draconiani di finanziamenti a Comuni e Regioni, le stazioni appaltanti del Mezzogiorno sono entrate in affanno nella spesa dei fondi strutturali europei nel mentre le quote nazionali del Fondo Sviluppo e Coesione venivano drenate dallo Stato verso altre aree del Paese. Con meno investimenti pubblici su scuole, sanità, università, infrastrutture materiali e immateriali, innovazione tecnologica, banda larga, ambiente, giustizia, ricerca scientifica, welfare, cultura, connessione veloce e legalità, si è rotto il compromesso tra un Nord sempre più competitivo  ed un Sud vissuto come un’escrescenza.

Per queste ragioni è eticamente inammissibile non intervenire dopo l’emergenza COVID per riaffermare i principi di indivisibilità ed uguaglianza sanciti nella Carta Costituzionale, così come occorre rilanciare un progetto di unità e coesione solidale nazionale a partire dal Lavoro e dalla condivisione in sede europea di un Mezzogiorno chiamato a promuovere iniziative di cooperazione, pace, diritti umani e sviluppo coi Paesi del Nord-Africa e del Medio-Oriente.

L’Italia adottando un Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza su cui ha appostato 248 miliardi di euro non ha fatto questa scelta. Ha limitato allo stretto indispensabile i fondi per il Sud e strategicamente ha optato per agganciare il Centro-Nord alla Baviera più che il Mediterraneo all’Europa.