In Consiglio comunale a Campobasso si discute sul Parco Nazionale del Matese

9 Aprile 2022 1 Di

(PressMoliLaz) Campobasso, 09 apr 22 Si è svolta la seduta di prosecuzione del Consiglio Comunale di Campobasso durante la quale sono state trattate le mozioni che erano state presentate ma non ancora discusse nel corso delle precedenti sedute del 22 marzo e del 29 marzo.

Si è così presentata, in apertura dei lavori, la mozione portata all’attenzione del Consiglio da parte del gruppo consiliare del Pd e di La Sinistra per Campobasso, riferita a Campobasso quale città solidale con tutte le realtà di popoli migranti e di profughi di guerra. Viste le concrete politiche di accoglienza che l’Amministrazione Comunale di Campobasso da sempre ha messo e mette in atto nell’ambito dell’accoglienza, tanto in situazione di direttive e leggi nazionali, quanto in collaborazione con la rete di volontariato presente in città e regione, la mozione è stata votata all’unanimità dal Consiglio Comunale.

Approvata a maggioranza anche la seconda e ultima mozione della giornata, presentata da Pd e La Sinistra per Campobasso, che ha di fatto concluso i lavori di questo Consiglio Comunale, riferita alle azioni di sostegno da parte del Consiglio Comunale e dell’intera Amministrazione a favore della nascita del Parco Nazionale del Matese.

A parlare sul tema spiegando il voto positivo alla mozione da parte dell’Amministrazione Comunale, è stato il Consigliere del MoVimento 5 Stelle, Corradino Guacci.

“La storia del Parco del Matese nasce da lontano, – ha spiegato Guacci ripercorrendo un po’ le vicende legate al Parco del Matese – personalmente ho ricordi che risalgono al lontano 1980 avendo partecipato alle prime riunioni, volte a promuovere l’istituzione del Parco del Matese, che si tennero a Boiano. Ricordo il convegno di Sepino, organizzato nel 1991, che aveva per slogan “Sviluppare la Tutela – Tutelare lo Sviluppo” a significare lo stretto legame tra la valorizzazione delle risorse legate all’ambiente, al paesaggio ma anche alla storia, alle tradizioni ecc. e lo sviluppo delle comunità che animano il territorio. Nel 1992 – ha detto continuando Guacci – promuovemmo un comitato per recepire, con una legge di iniziativa popolare, il recepimento della legge quadro sulle aree protette licenziata nel dicembre del 1991. Raccogliemmo oltre 15.000 firme in poco più di un mese. Un risultato straordinario per una piccola realtà come il Molise, risultato che fu possibile raggiungere grazie alla vicinanza di un sindacato, la CISL, che credeva fermamente al riscatto delle aree interne grazie proprio alla creazione di aree protette che ne valorizzassero il territorio e le risorse. Arrivati al deposito della legge di iniziativa popolare con una classe politica ormai rassegnata al volere popolare accadde un incidente: una storica associazione ambientalista, forse per una ritenuta scarsa visibilità all’interno dell’operazione, espressero delle perplessità sul testo legislativo, ovviamente in modo strumentale. In questo varco, con rinnovato vigore si inserì la politica di allora, non favorevole, alle aree protette, e bloccò l’operazione. Facendoci perdere altri trent’anni di tempo che, si badi bene, hanno fatto perdere soldi alle comunità locali prim’ancora che all’ente parco.

Anche io ho esultato, come tanti molisani, alla notizia dell’inserimento, nella legge di bilancio 2017, della norma riguardante l’istituzione del Parco del Matese, ma mi son dovuto presto ricredere. Infatti, anche nel caso del Parco del Matese si sono subito attivati gruppi di pressione, alcuni dei quali meno visibili ma non per questo meno efficaci, guidati da chi aveva tutto l’interesse a mantenere salda la presa sul territorio sulla montagna.

Questo ha prodotto i suoi effetti: abbiamo visto stravolgere la perimetrazione elaborata dall’ISPRA realizzata sulla base di conoscenze e competenze non influenzata da interessi personali e/o partitici, e poi abbiamo visto la perimetrazione partorita dalla Regione Molise che definirei con un eufemismo “inusuale”, tendente a lasciare molti territori fuori dai confini del nascente parco, anche molto importanti non solo dal punto di vista degli habitat ma anche del rilievo storico-architettonico. Che dire poi – ha aggiunto Guacci – dell’assurda esclusione dell’area relativa alla stazione sciistica di Campitello Matese. Chissà quali altri sprechi di denaro pubblico ha in mente una certa classe politica, Campitello, è sotto gli occhi di tutti, è nata come speculazione immobiliare con i terreni acquistati a pochi soldi, pare a 50 lire al metro quadro, sui quali si è sfruttata la massima cubatura per massimizzare i profitti fondiari e così è continuata per anni nel degrado più totale. Una macchina mangia denaro pubblico senza riuscire mai a risollevarsi. Oggi tra i boschi che circondano la piana di Campitello, numerosi sono gli immobili abbandonati veri e propri ruderi che imbruttiscono e deturpano l’ambiente. La nostra classe politica non ha capito che proprio un parco nazionale ben impostato e ben gestito può essere la salvezza, attraverso una riconversione, di una iniziativa come Campitello Matese, nata male e cresciuta peggio.

Mi auguro – ha detto in conclusione Guacci – che, alla fine, il buon senso prevalga, e la si smetta di ostacolare la nascita e lo sviluppo di un’idea che in molte altre realtà regionali ha costituito non la bacchetta magica ma un concreto volano per lo sviluppo delle comunità locali.”