
“Le ferie” di un tempo dei lavoratori molisani
19 Agosto 2023
di Redazione
(PressMoliLaz) 19 ago 23 Oggi una settimana, anche quindici giorni di ferie per tanti. Una volta … , era tutt’altra e ben diversa storia ! Prendiamo i lavoratori della terra, gli artigiani e gli operai dei decenni trascorsi del Molise, come di altre regioni del centro sud della Penisola. In agosto anche nei tempi andati si fermavano per qualche … ora di lavorare, al massimo una mezza giornata …, ma giusto per andare in qualche Santuario, in una Basilica, in una Chiesa rinomata della loro zona di residenza ad onorare e pregare per Santi e Madonna.
Riposo e svago cioè all’unisono col sentimento religioso, ma tanto bastava per star bene con corpo e mente, rientrando soddisfatti nel giro di uno/due giorni e tornare a fare quello che facevano un anno intero. Ed allora sarà bene riproporre le particolarissime mini ferie dei ceti più umili del meridione nei tempi trascorsi. Focus perciò su ortolani, operai ed artigiani di Venafro e dintorni. Arrivava l’attesissimo agosto e già ai primi del mese si riponevano zappe, vanghe ed utensili vari per raggiungere all’alba del primo agosto il Santuario della Madonna dei Lattani tra i magnifici castagneti di Roccamonfina nell’Alto Casertano.
Si viaggiava su quattro o due ruote a motore ? Assolutamente no, perché non ce n’erano né si aveva la disponibilità economica per fittarne. Si andava a gruppi di tre/cinque/dieci famiglie su carovane di carrette trainate da muli o cavalli -in dialetto “ l’ trainell’ “- viaggiando per ore anche scomodamente per raggiungere l’agognato Santuario nel pomeriggio. Quindi breve preghiera in chiesa, santa messa prenotata per l’alba del giorno successivo, giro nell’attiguo convento e ritrovare i posti già noti e, prima che la sera calasse, tutti a mangiare sulle tovaglie portate da casa, distese sotto il porticato del convento e ricoperte di cibi e vino portati dalle proprie abitazioni.
Era il momento dell’allegria, dei brindisi e delle canzoni popolari, ossia gli attesissimi attimi di gioia e schietta socializzazione. Dopodiché tutti a dormire, perché all’alba del giorno seguente ci si doveva svegliare, andare in chiesa per la santa messa e per le preghiere alla Madonna, prima del rientro programmato per la serata, dovendo al mattino seguente essere pronti e riposati per tornare a lavorare la terra, soddisfatti di quanto appena avvenuto.
Prima però si lasciava ai frati della Madonna dei Lattani tutto quanto non consumato con cena e colazione precedenti, badando -ultimo bellissimo atto di fede- a lasciare arretrando il piazzale della Basilica per non girare le spalle alla Madonna ! Quanta passione, quanti sentimenti in siffatto gesto ! Dai primi di agosto passiamo a fine mese, esattamente al 23, con altra rinomata e partecipatissima ricorrenza socio/religiosa : la Festa della Madonna di Canneto nel basso Lazio a confine col Molise.
In questo caso in molti si mettevano in viaggio, ed ancora oggi in tanti lo fanno, andando a piedi nottetempo lungo i sentieri montani tra Molise e Lazio. Si camminava a gruppi -le cosiddette e storiche Compagnie- una notte intera per ritrovarsi all’alba del giorno seguente nella magnifica vallata ricca di faggi e tipico fiumiciattolo, al cui ingresso sorge la Basilica della Madonna Nera, veneratissima nell’intero centro Italia.
Un momento di notevolissima intensità emotiva, con tanti a non riuscire a trattenere le lacrime di gioia, fede e riconoscenza nei confronti della Vergine. Si pregava, si restava in silenzio e solo successivamente ci si preparava per rifocillarsi e trascorrere assieme ad amici, familiari e conoscenti la notte ai piedi dei maestosi ed accoglienti faggi. All’indomani tutti in fila per la solenne processione con la Statua della Madonna sino a Settefrati (il Comune più vicino) e ritorno, prima di immergere piedi e mani nel corso d’acqua della vallata di Canneto, stringendo nella circostanza duraturi e bellissimi rapporti di “comparanza” con conoscenti o anche con persone sconosciute.
Dopodiché, sempre in gruppi e quali componenti della Compagnia di partenza ed appartenenza, ci si incamminava soddisfatti e non lesinando d’intonare in coro le canzoni più care e rinomate per altra nottata tra i sentieri montani laziali e molisani in modo da essere all’alba del giorno seguente nel proprio Comune di residenza, perché la bottega artigiana, la terra o il negozio aspettavano chi vi tornasse in tempo per riprendere il lavoro. Già, tutte qui le ridottissime “ferie” dei tempi andati ! Duravano l’arco di uno/due giorni, poche ore di svago e riposo, assolutamente essenziali, ma erano bellissime, uniche e tali da farne parlare e commentare un anno intero i diretti protagonisti, vale a dire le magnifiche generazioni dei tempi trascorsi !