Uscire dalla crisi: l’esempio Juventus e la necessità di una strategia coordinata

23 Marzo 2025 0 Di

 

 

 

(PressMoliLaz) 23 Mar 25 La situazione che sta vivendo la Juventus in questa seconda parte di stagione non è solo un caso isolato, ma rappresenta un esempio concreto di come le crisi possano paralizzare un’organizzazione quando mancano risposte strutturate. Il problema non sono solo i risultati negativi, ma l’impressione di un club che procede senza una chiara exit strategy. Se nel breve termine si possono tamponare le difficoltà con richiami motivazionali o provvedimenti episodici, nel lungo periodo queste soluzioni si rivelano inefficaci. Per ogni squadra, ogni organizzazione e ogni azienda che affronta una fase critica, la vera necessità è costruire un piano d’uscita che non sia improvvisato, ma studiato per essere efficace e adattabile.

La Juventus oggi appare come una squadra che procede per inerzia. La gestione tecnica non mostra segnali di innovazione, la squadra non sembra avere una chiara direzione di sviluppo e i giocatori alternano reazioni umorali senza un vero punto di riferimento strategico. Questo non riguarda solo il club bianconero: il problema di affrontare le difficoltà senza un disegno preciso è comune a molte realtà sportive e aziendali. Il rischio più grande non è tanto la crisi in sé, ma il fatto che senza una strategia coordinata questa diventi cronica, trasformandosi in un problema strutturale difficile da superare.

Le migliori organizzazioni, nel calcio come in altri settori, affrontano le crisi attraverso un piano d’azione che coinvolge tutte le componenti. Il Liverpool di Klopp ha saputo ricostruirsi dopo stagioni difficili grazie a una strategia chiara che ha toccato aspetti tattici, mentali e di gestione del gruppo. Il Bayern Monaco, ogni volta che si è trovato in difficoltà, ha risposto con interventi mirati che non si limitavano a un cambio in panchina, ma ridefinivano il progetto sportivo.

Ciò che manca alla Juventus, e che spesso manca in contesti di crisi, è la capacità di unire le reazioni individuali in un piano d’insieme. Non serve alternare rimproveri e incoraggiamenti ai giocatori se questi non sono inseriti in una strategia coerente. Non basta cambiare modulo o formazione se non esiste una visione tecnica condivisa. Non è utile discutere di responsabilità passate se non si lavora per costruire soluzioni concrete. Il primo passo per uscire da una crisi non è trovare colpevoli, ma individuare azioni precise che ridiano un senso di direzione e stabilità.

La lezione più importante che si può trarre da questo momento è che nessuna squadra, azienda o gruppo di lavoro può permettersi di navigare a vista quando si trova in difficoltà. L’uscita dalla crisi deve essere una costruzione consapevole, che coinvolga tutte le parti e che abbia una logica di medio e lungo termine. Senza questa prospettiva, ogni problema diventa un punto di rottura, invece che un’occasione di rinnovamento e crescita.