Referendum flop: la sinistra perde… ma festeggia lo stesso (forse non gliel’ha detto nessuno)

10 Giugno 2025 0 Di

 

PressMoliLaz.) Roma, 10 Giu. 25   Pare che nel grande circo della politica italiana ci sia un nuovo numero comico degno del miglior cabaret: il referendum promosso dalla sinistra e dalla sua versione estrema. Una disfatta totale? Certamente. Ma loro, Landini in testa, brindano come se avessero appena liberato Parigi. Della serie: “Abbiamo perso, quindi abbiamo vinto” – o almeno così raccontano tra loro, nel loro eterno monologo autoreferenziale.

Il referendum, che doveva essere l’ennesima “spallata al governo delle destre”, si è invece rivelato un clamoroso autogol. L’affluenza? Quasi roba da assemblea condominiale. Il quorum? Manco a parlarne. Il risultato? Imbarazzante. Ma nonostante ciò, i promotori hanno trovato comunque il modo di incartare la sconfitta come se fosse una vittoria di civiltà. I miracoli della retorica sindacale.

Il colpo di scena, però, arriva con la nota di spese. Sì, perché questa tragicommedia democratica è costata agli italiani la modica cifra di 400 milioni di eurosenza contare i soldi spesi per far votare gli italiani all’estero, tra plichi spediti, ambasciate mobilitate e volantini affogati nei vari oceani. Un investimento che avrebbe fatto impallidire persino Toninelli ai tempi del ponte di Genova. E mentre lo Stato piange lacrime amare, la CGIL e soci promotori  si consolano con un bel gruzzoletto da 2,5 milioni di euro – mica male per una crociata persa in partenza.

A guidare la compagnia del referendum c’era lui, Maurizio Landini, capobarca della flotta sindacale alla deriva. Con lui, Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli, una parata di sigle, siglette e comitati vari usciti direttamente da un’assemblea del ’77. Gente che parla ancora di “lotta di classe” come se fosse una moda tornata dal vintage, ma che non riesce a mobilitare nemmeno il proprio quartiere.

E nel bel mezzo di questo naufragio, ecco che i nostri eroi rossi rilanciano con l’ennesima perla: “Meloni governa con meno voti di quelli del nostro referendum!”. Geniale!. Peccato che le elezioni politiche del 2022 non le abbia organizzate Giorgia Meloni in una riunione carbonara sotto Palazzo Chigi: sono state regolari, partecipate quanto basta, e il risultato è stato chiaro come un cartello con su scritto “vince il centro destra”.

Incolpare Meloni per l’affluenza è come accusare l’ombrellone perché piove. E soprattutto, che c’entra il numero dei votanti del referendum (un’agonia annunciata, con zero appeal, zero campagna e zero contenuti reali) con un’elezione nazionale? Nulla. Ma in certi ambienti l’analisi politica si fa ancora con la Settimana Enigmistica.

Alla fine, l’unico dato certo è questo: mentre l’Italia affronta crisi economiche, emergenze sociali e mille priorità, 400 e passa milioni se ne vanno in fumo per un referendum fantasma. Ma tranquilli: per Landini & Co. è stata una “battaglia di dignità”. Magari la prossima volta ce ne costeranno mezzo miliardo.

Intanto, se cercate la sinistra, la trovate lì: seduta sulle macerie del suo fallimento, mentre brinda con acqua frizzante e proclami fuori tempo massimo.