L’attrice molisana Daniela Terreri testimonial dell’evento a Isernia in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

24 Novembre 2019 0 Di

(PressMoliLaz) Isernia, 24 nov. Lunedì 25 novembre, si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

In tale ambito, prosegue la campagna di informazione e sensibilizzazione della Polizia di Stato denominata “Questo non è amore”, che mira a favorire l’emersione del fenomeno della violenza di genere, troppo spesso nascosto in ambiti familiari, attraverso un contatto diretto con le potenziali vittime, offrendo loro il supporto di un’equipe multidisciplinare composta da operatori specializzati.

Per la nostra città, lunedì 25 novembre, alle ore 9.00, il Questore di Isernia Roberto Pellicone incontrerà la stampa, i rappresentanti dei centri antiviolenza e delle associazioni impegnate nella lotta alla violenza di genere per ribadire l’importanza della prevenzione e dell’informazione, nonché dell’approccio sinergico tra i vari operatori.

L’incontro si svolgerà nella Sala di Ascolto Riservato allestita presso la Questura e intitolata a “Stefania Cancelliere”, alla presenza dei familiari della giovane donna e mamma barbaramente uccisa nel 2012.

Quest’anno, testimonial dell’evento sarà l’attrice Daniela Terreri, che ha da sempre mostrato vicinanza all’Istituzione Polizia di Stato, interpretando anche il ruolo di un Ispettore di Polizia nella fiction “Provaci ancora Prof”. La poliedrica artista molisana è stata da subito entusiasta di prestare la sua immagine per questa campagna di grande valore sociale.

Al termine, in concomitanza con l’evento organizzato dalla Prefettura di Isernia presso l’Auditorium “Unità d’Italia”, l’equipe multidisciplinare si sposterà davanti all’Auditorium.

Il Capo della Polizia Franco Gabrielli, nella Prefazione all’opuscolo che sarà distribuito, ha voluto delineare la funzione degli operatori della Polizia di Stato nel circuito fatto da istituzioni, enti locali, centri antiviolenza, associazioni di volontariato che si impegnano ogni giorno per affermare un’autentica parità di genere, contro stereotipi e pregiudizi.

“Una donna che è vittima di violenza fisica, psicologica, economica, sociale, proprio perché prevaricata in quanto donna e privata di libertà ed autonomia, si sente sola, è rassegnata, prova vergogna, ha paura di ritorsioni per sé stessa e i propri figli, si crede colpevole, teme di non essere creduta. Il poliziotto a cui chiede aiuto deve saper rispondere a questo dolore, consapevole che il più delle volte l’aggressore è una persona a cui la donna è legata da vincoli affettivi che determinano una condizione di grave stress emotivo e psicologico. Non basta applicare la legge, è necessario assicurare alla donna l’accoglienza, informazioni e sostegno necessari ad uscire dalla condizione di soggezione e isolamento che sta vivendo. Quel poliziotto diventa allora uno snodo fondamentale ….”

 L’impegno della Polizia di Stato è sempre ai massimi livelli, perché l’esperienza della polizia e delle associazioni da tanti anni impegnate su questi temi mostra l’esistenza di un “sommerso” che troppo spesso non si traduce in denuncia, anche perché il più delle volte l’aggressore è una persona a cui la vittima è legata da vincoli affettivi, che determinano una condizione di grave stress emotivo e psicologico.

Non basta, quindi, applicare la legge: è necessario assicurare alla donna accoglienza, informazioni e sostegno, necessari ad uscire dalla condizione di soggezione e isolamento che sta vivendo.

Oltre alla tutela offerta dalla legge, che va dagli strumenti dell’ammonimento al divieto di avvicinamento fino agli arresti domiciliari e al carcere per i casi più gravi, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata, non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori.

 

Già da alcuni anni è operativo il protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite), procedura che consente agli equipaggi di Polizia, chiamati ad intervenire su casi di violenza domestica, di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare, attraverso una procedura che prevede la compilazione di checklist che, anche in assenza di formali denunce, spesso giustificate dalla paura di ancor più gravi ritorsioni, consentono di tracciare situazioni di disagio con l’obiettivo di tenerle costantemente sotto controllo e procedere all’arresto nei casi di violenza reiterata.

 

La Polizia di Stato vuole continuare ad essere in prima linea perché ogni episodio di violenza contro una donna è una sconfitta per tutti.