Gli “ori” di Venafro, da quello storico agli altri contemporanei

15 Febbraio 2023 0 Di

(PressMoliLaz) Venafro (IS), 15 feb 23 Venafro ha avuto e continua a fregiarsi dei suoi “ori”. Non già quelli che si estraggono da miniere, pareti rocciose, che si raccolgono in acque fluviali o nelle profondità marine, bensì tutti gli altri che offrono il territorio, l’ambiente, l’aria e la fertilità dei terreni, beninteso che siano sani e produttivi. Ed allora procediamo in tale essenziale carrellata, a conferma della bontà pregressa e contemporanea dell’ambiente in cui si vive a Venafro e dintorni.

La partenza spetta, di diritto, all’ ”oro” storico di Venafro, quello giallo, ossia l’olio. Ne scrivevano entusiasti gli autori antichi e ne erano ghiotti nell’antica Roma, tanto che l’importante provincia di Venafro della Gens Julia era ambitissima dalla società patrizia dell’Urbe sia per la mitezza del clima, sia per la presenza di acque sorgive e termali e sia appunto per l’ottimo olio, di cui nell’antica Roma erano ghiotti e che puntualmente era sulle loro tavole, sempre ricoperte di pietanze condite con l’olio di Venafro, il rinomato “aurino”, dal nome dell’oliva tipica della terra venafrana. Altro “oro” venafrano ed altri tempi : il pomodoro.

Ne era ricca la piana dell’estremo Molise occidentale, tanto che coltura e produzione erano ben più praticate e diffuse qualche decennio addietro. Ne è conferma il conservificio edificato anni orsono ed oggi purtroppo abbandonato nel cuore della piana per la raccolta, la lavorazione e la trasformazione del saporito pomodoro del mandamento venafrano, per la precisione in succo di pomodoro, pelati ect. Ne coltivavano tanti agricoltori, famiglie intere ne raccoglievano sui campi, al conservificio lavoravano diverse decine di donne dell’estremo Molise dell’ovest e l’economia dell’intera area ne traeva consistenti vantaggi, tanto da definire il prodotto l’ “oro rosso” di Venafro e dintorni. Oggi purtroppo tanto di siffatto prodotto è sparito e l’abbandono ed il progressivo decadimento dell’ex conservificio ne sono l’impietosa conferma. Altro “oro” specifico del Molise dell’estremo ovest attraverso i tempi : il tabacco.

La sua coltivazione nei decenni trascorsi divenne diffusissima in tutti i Comuni gravitanti sulla pianura venafrana e in quegli anni interi nuclei familiari si dedicavano a tale prodotto della terra molisana. Un po’ ovunque sorsero capannoni dove ammassare e lasciar essiccare le foglie di tabacco una volta raccolte sui campi dopo averle staccate della pianta. Dopodiché venivano conferite alle società specializzate per la loro lavorazione. E gl’introiti per agricoltori e loro famiglie furono soddisfacenti a tal punto da ribattezzare le foglie essiccate di tabacco, opportunamente assemblate per la vendita, l’ “oro” marrone venafrano, dal colore della foglia essiccata di tabacco. E finalmente l’attualità, in tema di “ oro “ del territorio dell’estremo Molise occidentale : il mais con le sue ampie foglie verdi, appunto “ l’oro verde “ del Venafrano.

Oggi il granturco ha soppiantato le coltivazioni di pomodoro e tabacco, gli agricoltori lo coltivano e ne producono a josa anche come cibo per gli animali che allevano. “Si -spiegano tanti coltivatori- ne produciamo, ma soprattutto per i nostri animali. Una coltivazione cioè per la sopravvivenza delle nostre aziende agricole. Di ricavi poco e niente, ma vitelli ect. ne sono soddisfatti e noi tiriamo avanti”. “ Oro verde “ quindi per sopravvivere col lavoro della terra, giusto il momento non eccellente dell’agricoltura molisana. Aldilà di tale ultimo riscontro certamente poco incoraggiante, resta la constatazione del fortunato avvicendarsi nel corso dei secoli dei tanti “ ori ” del territorio venafrano – quello storico giallo (l‘olio), quindi il rosso (il pomodoro), l’altro ancora marrone dal colore delle foglie essiccate di tabacco per finire con l’attuale “ oro “ verde rappresentato dal mais- a conferma di un ambiente sano ed affidabile.