Inquinamento: Petricca e Scaccia a tutela del territorio

2 Gennaio 2023 0 Di

(PressMoliLaz) Frosinone, 02 gen 23 È del 28 dicembre scorso la notizia che “il privato proponente sollecita la Regione Lazio per definizione della Conferenza del Servizi e rilascio del procedimento autorizzatorio unico accelerato, in merito alla costruzione e messa in esercizio di un impianto di produzione di biometano ottenuto dalla digestione anaerobica della frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, nel Comune di Frosinone”. L’amministrazione comunale di Frosinone è determinata a mantenere la guardia alta sui temi ambientali, tanto più in un territorio fortemente vulnerabile sotto il profilo delle criticità connesse all’inquinamento.

“La frazione di rifiuto organico prodotto dal Comune di Frosinone si attesta sulle 3.000 tonnellate l’anno: una percentuale esigua, questa, rapportata alle 90.000 tonnellate lavorate dal biodigestore proposto per il capoluogo, peraltro ulteriormente estensibili – hanno dichiarato Antonio Scaccia, vicesindaco e assessore all’Ambiente, e la dr.ssa Teresa Petricca, presidente della commissione consiliare speciale Sanità – Senza tenere conto del fatto che l’impianto ricadente nel nostro Comune andrebbe a inserirsi in un iter autorizzativo regionale riguardante ben 4 biodigestori (tra cui quello di Anagni, già autorizzato), deputati al trattamento di circa 300.000 tonnellate: un quantitativo di scarti trattato, dunque, ben 10 volte superiore addirittura alla necessità dell’intera Provincia.

Tale situazione provocherebbe, di fatto, un’invasione di rifiuti sul nostro territorio, già compreso nel perimetro del Sito di interesse Nazionale della Valle del Sacco. Non siamo a discutere o negare la funzione di impianti più o meno tecnologicamente avanzati – hanno proseguito Scaccia e Petricca – ma a ribadire, per il nostro Comune, l’incompatibilità territoriale determinata dall’ingente quantità di rifiuti che saranno conferiti e l’inevitabile e consequenziale sovraccarico inquinante. A tal proposito, già da tempo si stanno diffondendo progetti di piccoli impianti di biodigestione a secco, senza neppure consumo di acqua, a reale ed indiscutibile riciclo completo, modulabili in funzione delle reali necessità di smaltimento di rifiuti organici prodotti da ciascun comune. Ciò, anche, nel rispetto della sentenza della corte di Giustizia Europea emessa l’11/11/2021, che impone di attenersi ai principi di autosufficienza, di contiguità e prossimità nel trattamento dei rifiuti urbani, in tal modo ridistribuendo al territorio e alla cittadinanza i vantaggi economici ed energetici che ne derivano”.