“Caraesema secca secca …”, la filastrocca dialettale venafrana dei tempi andati per accogliere la Quaresima Altra tipicità del periodo il mortificante cerchio con viveri appesi su strade e piazze, testimonianza di privilegi e stenti

26 Febbraio 2023 0 Di

(PressMoliLaz) Venafro (IS) 26 feb 23 Tradizioni che insegnano, comportamenti del passato significativi delle mentalità delle generazioni trascorse. In effetti siamo appena entrati nel periodo di Quaresima, sinonimo prima ma anche oggi (volendolo …) di rinunce e vita più morigerata, prima che l’avvicinarsi della Pasqua desse (e dia) il via a tutt’altro, liberando sorrisi e modificando i modi di vivere delle classi meno abbienti. “Ritroviamo” allora i nostri predecessori, la cui saggezza popolare resta assodata.

Nei tempi trascorsi s’iniziava il periodo intonando la tipica filastrocca dialettale … “Caraesema secca secca/ Z’ magnatt’ pan’ e ficura secca/ Ch’ n’ piezz’ r’ baccalà/ Caraesema vo scialà !”. Traduzione italiana, “Quaresima povera povera, nel periodo si mangia pane e fichi secchi, ma con un pezzo di baccalà la Quaresima vuole largheggiare ! Ristrettezze anche alimentari  di tanti quindi, che addirittura si saziavano e finalmente si sentivano soddisfatti con un modesto pezzo di baccalà, la cosiddetta carne dei poveri. Quanta differenza coi tempi attuali ! Oggi dispense domestiche ricolme, supermercati con tanto ben di Dio, macellerie altrettanto e portafogli personali, nonostante la crisi, comunque tali da consentire una vita dignitosa.

Sino agli anni ’50 invece nel sud del Penisola la situazione era diversa, tanto che la Quaresima del tempo era “secca secca”, per molti povera a tal punto da far passare un pezzo di baccalà quale prelibatezza ! La conferma di siffatto impietoso discorso arriva puntuale da altra costumanza tipica del passato, sempre nei piccoli Comuni del centro/sud : il cerchio di ferro che si appendeva in alto su piazze e strade dei quartieri antichi perché vi si appendessero un fiasco di vino, qualche salsiccia, un pezzo di lardo di maiale, un po’ di formaggio, una “scella” di baccalà ed altro di commestibile.

Chi posizionava tali cerchi e chi vi appendeva roba da mangiare e bere ? Possidenti, benestanti e latifondisti erano i “magnanimi” ( … ) protagonisti e la massa -la povera gente … – dal basso passando in strada osservava quanto progressivamente veniva appeso, aspettando la vigilia della Pasqua per issarsi in alto, raggiungere il cerchio del quartiere e prendere quanto vi pendeva, trascorrendo finalmente una Pasqua con la tavola di casa maggiormente imbandita ! Si, tempi difficili e consuetudini particolari che ricordano le ristrettezze diffuse nei tempi andati. Ma anche testimonianza precisa del poco, anzi del pochissimo di cui ci si accontentava.

La situazione oggi ? Per fortuna niente più avvilente e mortificante cerchio appeso in alto e condizioni di vita in genere decisamente migliorate, fermo restando il persistere di problemi lavorativi e finanziari per molti. Occorre cioè ancora tantissimo adoperarsi perché la situazione non ridiventi “secca secca”, ma si cancellino una volta per tutte privilegi e differenze socio/umanitarie.