Riflessioni sulla tragedia di San Giuliano Dopo 21 anni tutto come allora

3 Novembre 2023 0 Di

(PressMoliLaz) San Giuliano di Puglia (CB), 03 nov 23 Significativo contributo giornalistico, a firma di Maurizio Varriano, per il triste anniversario della tragedia di San Giuliano di Puglia, costata la vita a 27 piccoli studenti ed alla loro maestra rimasti schiacciati sotto la scuola in cui si trovavano a seguito del devastante sisma del 31 ottobre 2002. Nella ricorrenza tante le testimonianze di affetto,vicinanza e solidarietà umana, così come non mancano memorie particolari di quanto avvenuto e successivamente non fatto per garantire sicurezza e diritti a tutti.

Tra i numerosi scritti, ospitiamo quanto pervenuto a firma del predetto operatore dell’informazione : “Un sordo fragore, un mal respiro di chi è fuori, ritorna alla mente il viso caro di chi spera questa sera come tante in un ritorno… Io non ritornavo e tu piangevi e non poteva il mio sorriso togliere il pianto dal tuo bel viso…” una canzone questa che rievoca la morte in una miniera ma che conferisce sincera commozione al ricordo di quel 31 ottobre 2002 quando alle 11,32 una scossa di magnitudo 6,0 gradi della scala Mercalli ha devastato la vita di intere comunità molisane. Lunghissima la lista dei comuni colpiti ma la ferita inferta in quel di San Giuliano di Puglia, è sempre vivida, sanguinante, e mai più dalla possibile cicatrizzazione. Il fragore si erse a vittorioso e decise il crollo della scuola del paese. Lasciarono la loro vita, sotto le macerie, ben 27 bambini e una maestra.

Tremila furono gli sfollati ed altre due persone perirono in circostanze diverse. Un dramma che ancora porta con sé strascichi giudiziari di cui non è compito nostro parlarne viste le autorità preposte, nonostante paventati condizionamenti, errori, emotività, posizioni diverse. Tempo e sentenze non serviranno a lenire dolori, sconvolgimenti, depauperamenti territoriali e identitari. La vita è ormai certa del suo decorso ma da ormai 21 anni, di questo ne siam certi, non siamo più le stesse persone.

L’attivazione di quella maledetta faglia sub-verticale lunga circa 20 km. non spegne la sua eco, quel riverbero echeggiante di urla, di raspate a mano verso la speranza di aggrapparsi alla vita altrui e salvare anime innocenti, quei bambini che con la loro dipartita in cielo hanno letteralmente cancellato un’intera generazione del piccolo ma bellissimo paese di San Giuliano di Puglia.

Rimbombano come sassi gettati dal cielo le parole di Nunziatina, la mamma coraggio che nel giorno del funerale delle giovani vite, urlò: Mai più! Lei come tanti perse una parte di sé e, forse, quel coraggio che ebbe a tirar fuori l’ha resa migliore, li ha dato la forza di realizzare, insieme a suo marito Modesto e all’altra figlia, una fattoria dal sapore della vita, dalla magica poesia del mondo che non si ferma neanche difronte alle più crude disgrazie; che genera morte ma assume vite e passi verso cammini che, come canta Lino Rufo, non rimargineranno mai dolori atroci e solchi di carne viva, ma ci porteranno a trovare altra felicità.

Felicità che espressa nel ricordo infonde nuova linfa e determina il ricordo come una sorta di elucubrazione del male per rinnovarsi e considerarsi non degli eroi, ma dei concertatori di nuova musica. Ogni colpa va espiata, ma l’espiazione non sia ancora rancorosa, chiusa in un barattolo che è lì, sempre pronto a scoppiare una volta sollevato dal suo coperchio ermetico. Nunziatina e Modesto, due genitori dai nomi che la dicono lunga sulle persone, il primo dedito all’annunciazione, il secondo conscio e consono alla serietà e virtuosità, hanno mostrato al mondo che i momenti più dolorosi sono confacenti alla riscossa e al più bel ricordo verso chi ha lasciato la vita all’etere, per quella sconosciuta per molti, conosciuta per i più, quella migliore dove poter crescere guardando il mondo da un oblò e pensare un po’ più al bene che al male, all’arroganza o al riscatto malefico, quello che non sotterra le asce di guerra ma accentua al calore avido e pieno di lingue di fuoco che, arrostiscono sino alle ossa la carne di chi viene additato colpevole.

Le campane suonano colpi a ferire, il serpentone di corone, di autorità che invitano al cambiamento, spesso mai dimostrato, proprio da queste, nella vera sensibilità, va verso il cimitero patendo da dove ormai le mura della scuola sono rappresentate da un pilastro e da strutture di luci che guardano il cielo, a rappresentare gli angeli volati verso il blu dell’immensità.

La retorica, però, non tramonta e le malelingue tagliano i volti di tanti uomini ancor e sempre più rancorosi. Il ricordo di Antonio, sindaco che perse la figlia e nonostante il dolore continuò a scavare a mani nude, è vivido ma nascosto da colpe addebitatogli da sconsiderati atteggiamenti al fine della ricerca del colpevole a tutti i costi.

Il volto della disperazione di chi vedeva stravolgere vite, paesaggi, identità e storie comuni, è sempre lì, pronto a farsi strada nel contemporaneo paese rimesso su a nuovo con opere inutili e consapevoli della loro inutilità. –Inutili? – Vi starete chiedendo! Inutili son quelle opere che se non restituiscono dignità e impegno a ritornare comunità e, prima ancora di esse, la necessaria consacrazione della pace comune, invece di sfarzi che hanno ancora e di più distanziato le genti, i pensieri, richiuso le nuove imposte; la fine di un tempo non potrà mai più tornare”.

Le conclusioni di Varriano : “Non esserci non è un vanto ma riflettere ancora è un dovere. Anche per questo lo spopolamento non è possibile combatterlo. Si torni ad essere comunità, a vivere insieme dolori e gioie e sperare che prima o poi per tutti noi torni quel pizzico di cantata Felicità! San Giuliano di Puglia merita questo. Con lui tutti noi”.