Alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico va di scena la farsa culturale

8 Novembre 2023 0 Di

 

 

(PressMoliLaz) 08 nov 23 Dura reprimenda del giornalista Maurizio Varriano circa l’aumento del costo dei biglietti per accedere nei musei e nei luoghi nazionali di cultura in genere. Da una parte, sostiene il nostro, si parla di gratuità nello specifico, dall’altra si ritoccano verso l’alto i prezzi dei tagliandi per entrare in musei o altrove. Un’autentica farsa in tema di cultura per tutti e di tutti.

Di seguito le esternazioni di Varriano: “Si riaccende il dibattito sulla necessità di pagare la cultura. Incredibilmente emergono verità sconcertanti e posizioni che minano sempre più la libertà culturale. Il Ministro alla Cultura Gennaro San Giuliano declina l’invito e l’ospite d’eccezione S.E. Mons. Ravasi, espone, in solitaria, la sua Lezione Magistrale. Prima della sua performance, dialetticamente efficace ma poco performante, Maurizio Di Stefano, presidente ICOMOS Italia, e un eccellente Mounir Bouchenaki Presidente Onorario della BMTA, già Vice Direttore Generale UNESCO per la Cultura. Il tema affrontato: la cultura come forma e veicolo sostanziale di dialogo interculturale e interreligioso. Apparentemente tutti in sintonia sull’importanza del sapere, del cognitivo, della libertà culturale.

Quasi tre ore di elogi alla grande forza comunicatrice e di pace che la cultura, insieme alle sue bellezze archeologiche, ai musei e biblioteche, offre al mondo intero nel creare consapevolezza del bello e libertà di goder dell’antico, sempre pronto a farsi notare e dar lezioni di aggregativo compendio, di passionalità e di generabile attrattiva alla funzione pacificatrice. Vien da dire senza nessuna possibilità di smentita che: si parla si parla ma non si approda davvero a nulla o si dice quello che non si pensa, solo per scenografia e estensore di condizionati applausi! –“ La cultura è liberà, deve esserlo sempre.

Essa premia le menti. E’ una medicina che guarisce. Se presa a dosi abbondanti, non fa ammalare i popoli. Deve essere per tutti!”. Queste le parole del Cardinale, vertice della cultura Vaticana. Nel proseguire il suo cammino verso una conclusione non degna dell’excursus, parla giustamente di musei come luoghi delle Muse, portando alla poco folta platea, esempi unici e mai banali quali il museo università di Alessandria d’Egitto, dove si trovano le fondamenta delle discipline dell’anima e della sapienza.

Esemplifica tutto con l’esempio lampante di Ecateo che, nel visitare Palazzo Ramses, si trova difronte la scritta: clinica dell’anima. Questo, secondo l’illustre ospite, significa che i musei, le biblioteche, i parchi archeologici sono sì cimiteri ma assolutamente vivi. Vivi di esprimersi, vivi di cultura, vivi di insegnamento che, se usati e gestiti bene, ridonano luce a chi è al buio e pace interiore che deve trasmettersi al di fuori dei cuori di ognuno di noi.

Frasi ad effetto che strappano timidi applausi. Forse molti, nel non esternare fortemente la loro felicità per le belle parole si saranno chiesti: Ma perché tutto questo se poi per andare a visitare le bellezze del Vaticano e non solo, si deve lautamente pagare? – Ma andiamo avanti e scendiamo nel più profondo della lezione magistrale dell’altissimo prelato. In un momento di pura consapevolezza, il cardinale sciorina la forza delle opere quali creature viventi, la necessità di farle parlare alle genti, farle sentire presenze attive. “Cercare, trovare e ritrovarsi, per questo i musei sono assolutamente necessari. Luoghi di appartenenza che necessitano di vivere per far vivere. Il dialogo interculturale è unica via per la pace”.

Quindi l’accenno ai Musei Vaticani. “Partirei da qui. Nascono il 14 gennaio 1506 una mattina invernale quando dei vignaioli, nello svangare una vigna sulle colline dell’Oppio, tra Colosseo e Santa Maria Maggiore, videro uscire dalla terra prima una mano, poi un braccio, poi un volto. Era una statua di rarissima bellezza. Decisero di avvertire Papa Giulio II che a sua volta inviò i suoi esperti: Michelangelo e Giuliano da San Gallo. Quella statua “pagana” è ora al centro dell’ottagono. Magia di altri tempi che dona pace e bellezza a chi si sofferma.” Ma i tempi son cambiati. Ora lo stereotipo è quello di entrare, fotografare e non contemplare.

Quindi continua: “Basti pensare che la Cappella Sistina ospita circa 20.000 visitatori al giorno che sono li per lo più, solo per gesti automatici e non sistemici alla bellezza della stessa ed al suo splendido significato. Ricordo quel 2012, quando Benedetto XXIV volle ripetere quello che accadde il 31 ottobre 1512: lo svelamento del Giudizio Universale. Eravamo in pochissimi e potemmo godere di bellezza e significati sino allo sfinimento. Difficile capire Sant’Agostino senza sapere di cosa parlasse Platone. Lo scrisse tra i primi, Basilio da Cesarea: Dovete conoscere la cultura greca, è fondamentale, vi accompagnerà nella vita. – Tra i Santi occorre mettere Eraclito, Platone.- 

Altro esempio fu Gregorio XVI che costruì ben tre musei Gregoriani. Senza capire i semi del dialogo la tentazione è il duello. Vince chi ha la spada più lunga. Ma non è meglio costruire il duetto anziché il duello?  In Musica, per esso, si utilizza un basso e un soprano. All’apparenza distanti ma complementari poiché nonostante le diversità riescono ad armonizzarsi. Identità conservata con valore e bellezza che entra in dialogo, in duetto”.

Da qui è sintesi vedere Cristo come Orfeo con la cetra che attira le anime. Diventa l’emblema della potenza preformatrice e, di fatto, dialogo interculturale. Tutto perfetto, tutto senza una piega. Poi il ricordo di Agata Christie, che in seconde nozze sposò un giovanissimo archeologo. Nell’esprimere il suo convincimento a tale matrimonio a chi le chiedesse il perché rispose: “Più invecchio e più mi ama” e così Alexandre Dumas: l’archeologia è l’aristocrazia della bellezza. Poi conclude con una frase di Umberto Eco: Il museo è il luogo nel quale i morti aprono gli occhi ai vivi e un monito: “cancelliamo la bruttezza che oggi è purtroppo etica”.    

Un applauso sincero, se pur timido, per le parole sagge che però mostrano contraddizioni forti e non cancellabili nonostante la bellissima lezione. Il Vaticano come ogni museo ad esso espressione, come purtroppo il Governo con il nostro Ministro San Giuliano, non apparso all’orizzonte per motivi che ci sfuggono, pone il profitto prima della cura, della bellezza e cultura per tutti.

Si continua a propinare il pagamento ovunque a discapito di quel senso biblico citato dal Cardinale e urlato dalla politica. È di queste ultime ore il report sugli incassi occasionali del Panteon, luogo di culto tra l’altro. Molti, moltissimi ma tali relativi a visite temporanee di visitatori che non solo non contemplano ma sono costretti a non farlo per motivi di deflusso. Per lo più stranieri che della profonda ammirazione non ne fanno davvero tesoro ma solo smancerie per il proprio album fotografico.

La cultura è diventata un affare, non una modalità di crescita e di scambio interculturale e interreligioso. Ormai il senso stretto è fare incassi e non pensare all’anima, alla bellezza, alla pace. Finiremo tutti a far uso delle gite virtuali, a quelle che la tecnologia ci propina e forse, diventeremo tutti dei robot della guerra tra ricchi e poveri, tra analfabeti culturali e grandi eruditi, tra rossi e neri. Torneremo ad essere servi e padroni, e chissà, ci convinceremo che senza pagare la cultura non saremo più liberi.

Grazie cardinal Ravasi della sua loquacità e cultura ma soprattutto della sua fortuna nell’essere erudito. Noi non lo saremo più, grazie ai biglietti e alla voglia della politica di spogliarci della necessità di essere baciati dalla bellezza.