Taglio di emodinamica a Isernia, tempodipendenza e cinismo delle politiche sanitarie Lo denuncia il Partito Comunista del lavoratori Molise

26 Febbraio 2024 0 Di

 

 

(PressMoliLaz) Isernia, 26 feb 24 Come ha ben spiegato l’ottima dottoressa responsabile del reparto di Isernia, emodinamica è essenziale per salvare vite umane con l’intervento tempestivo su ictus e infarti per l’appunto “tempodipendenti” e, togliere un presidio da un territorio può essere perciò fatale; ed infatti molte sono le vite salvate grazie a presidi come questi anche a Isernia.
A testimoniarlo, sia pure a contrario, anche una recente storia locale di una persona stroncata nel pieno della vitalità, perché chi doveva accorgersi degli elementari ed evidenti sintomi dell’ictus (afasia, braccio destro non ben attivo ecc.), in una struttura specializzata, non ha disposto l’immediato accertamento con conseguente disostruzione della carotide, rinviando invece ad un ricovero futuro senza data: e purtroppo la persona rimandata a casa, solo dopo qualche ora dalla “visita” è stata stroncata da quello che per l’appunto è risultato un ictus gravissimo al pronto soccorso, con paralisi degli arti di un lato, perdita totale della parola, perdita cognitiva importante. Poi nulla è stato più possibile in fase di recupero fino al decesso di qualche mese or sono.
Nonostante l’evidenza, senza ancora aver iniziato a visitare, in sostanza insinuava che la paziente stesse fingendo per avere l’indennità di accompagnamento; il tutto condito con l’idiozia che, se uno non aveva le risorse per pagarsi l’assistenza o non aveva più familiari in grado di assistere vuol dire che nella vita era stato senza né arte e ne parte; insomma la povertà sarebbe una colpa e così il resto.
Questa persona preposta e specializzata per la neurologia, sappia che la sua bassezza è il tipico frutto della sub cultura borghese e reazionaria, classista, e che mentre lei non ha saputo individuare i sintomi elementari pur essendo in un istituto specializzato, la paziente, che altrimenti poteva essere salvata e che noi ricordiamo con affetto, era di uno spessore culturale immenso da donare socialmente per il resto della vita, pur non essendosi arricchita col lavoro nel suo settore per l’appunto della cultura, in una società ed un sistema capitalistico dove spesso non basta avere delle qualità per evitare la povertà.
Ed anzi questa tragica circostanza ci racconta come spesso nella società capitalistica chi fa male la sua professione è benestante, mentre la persona che vale rimane povera.
Si dirà, di fronte a questi casi, che è anche questione di fortuna: se si incontra la persona preposta giusta in questi casi di sintomi preventivi di ictus o cardiaci c’è la possibilità di salvarsi, altrimenti no.
Ma si può lasciare al caso la buona cura dei pazienti ? Certo ci può essere anche il cinismo sociale o la sciatteria del singolo preposto.
Ma è il sistema che deve compiere un salto in avanti: dal medico di famiglia, alla struttura che ti ha in eventuale ricovero anche per altre cause, già prima della comparsa delle prime anche superficiali avvisaglie, dovrebbe subito disporre accertamenti preventivi e gli interventi del caso, per non parlare quando essi sono già avanzati e sei visitato in una struttura specializzata ! Tendere cioè alla eliminazione o comunque alla drastica riduzione di questi “errori umani professionali” .
Un sistema sanitario non può avere come scopo il budget o il profitto aziendale tagliando reparti delle urgenze come ad Isernia, o posti letto da liberare al più presto a mo’ di rotazione commerciale delle scorte di magazzino, nell’ottica dei folli “decreti Balduzzi”, astratti da ogni reale bisogno territoriale.
Tagli alla sanità pubblica, di cui è vittima anche il Molise, non per l’arricchimento della sanità privata, ma imposti dal centro per garantire ai grandi gruppi finanziari e bancari una quota degli 80 miliardi di interessi sul debito pubblico, che gli stessi hanno acquistato col frutto delle grandi rapine sociali perpetrate negli anni verso la collettività e le classi lavoratrici su cui grava quasi tutto il peso dell’erario.
Con l’autonomia differenziata, cioè la “secessione dei ricchi” che sposterà risorse dalle regioni povere verso le cricche capitalistiche sanitarie del nord, questo quadro è destinato a peggiorare.
Solo un governo dei lavoratori nel percorso di costruzione della società socialista, potrà liberare queste ingenti risorse dalle cricche del capitale, per riqualificare e sviluppare una sanità pubblica dove nessuna persona, a partire da quelle prive di mezzi, dovrà mai rimanere sola e indifesa rimettendoci la vita, vuoi per la sfortuna di incontrare la sciatteria o il cinismo classista di un preposto, vuoi perché hanno tagliato un reparto necessario alle malattie tempo-dipendenti.